ABENAVOLI
(Abenavoli del Franco)

La presenza a San Lorenzo degli Abenavoli del Franco, antichi faudatari nonché rappresentanti di una delle pochissime famiglie nobili del paese, è documentata sin dalla fine del XV secolo. Storici e genealogisti ne indicano l’antica nobiltà e l’origine normanna.
I capostipiti sono citati nei documenti storici come due fratelli - essendo il nome del padre sconosciuto - Riccardo Primo e Tommaso - nati tra il 1050 e il 1060 nella città di Venables in Normandia (Francia). Questi, si dice, accompagnarono nella sua impresa siciliana il normanno Ruggero di Altavilla.
Gli autori e gli storici che hanno trattato le vicende di questa famiglia sono molti. Tralasciando volutamente la parte più remota dell’albero genealogico, citiamo qui solo due opere che, insieme ai più antichi documenti parrocchiali e notarili di San Lorenzo e dei paesi limitrofi, permettono di tracciare e documentare con certezza i rami della famiglia che si trasferirono a San Lorenzo e, qualche decennio più tardi, a Montebello ricoprendo in entrambi i luoghi le cariche di feudatari.
Si tratta in particolare del volume di Filiberto Campanile “Dell’armi ovvero insegne dei nobili” edito in Napoli nel 1630, e dei ben più recenti fascicoli 2, 3 e 4 dell’“Archivio Storico Campano di Storia e Letteratura Patria”, editi in Caserta nel 1889 e nel 1890.
Quest’ultima opera in particolare riveste una fondamentale importanza per la moltitudine di informazioni ivi trascritte e documentate tramite fonti molto più antiche. Nel riportare gli atti di un processo del 1585 in cui compaiono come parti in causa alcuni tra i più antichi Abenavoli di San Lorenzo, tornano per esempio alla luce, con tanto di interrogatori ai testimoni del tempo, legami familiari troppo antichi per essere reperiti nei registri parrocchiali di San Lorenzo e di Montebello che iniziano solo una decina di anni più tardi.
Entrambe le opere sono scaricabili gratuitamente da Google:

  • Archivio Storico Campano, Anno I, Fascicolo 2°, edito in Caserta nel 1889
  • Archivio Storico Campano, Anno I, Fascicoli 3° e 4°, editi in Caserta nel 1890
  • Dell‘armi ovvero insegne dei nobili, Filiberto Campanile, edito in Napoli nel 1630

    Il primo arrivo degli Abenavoli a San Lorenzo è documentato dalle vicende di Bernardino, figlio di Nardo Antonio Abenavoli, nato a Teano nella prima metà del Quattrocento. Ambasciatore in Francia di Re Ferrante I° di Napoli e d’Aragona, con privilegio dato in Capua il 15 febbraio 1495, ricevette da Alfonso II i feudi di San Lorenzo e di Amendolea, dove il nipote Ludovico Abenavoli, figlio di suo fratello Troilo, fu castellano in sua vece.
    Bernardino morì senza prole nel settembre 1497. Il feudo dell’Amendolea passò quindi a suo fratello Troilo, padre di Ludovico, mentre quello di San Lorenzo ritornò temporaneamente alla Regia Corte che il 15 settembre 1497 lo vendette per 4000 ducati ad Antonio Serranò da Tropea. Morto costui nel 1499 il feudo di San Lorenzo fu ricomprato dallo stesso Troilo per 5000 ducati.
    Nel 1501 Ludovico lasciò San Lorenzo per far parte dell’esercito feudale del “Gran Capitano” Gonzalo Fernández de Córdoba. Insieme a quello di Amendolea, il feudo di San Lorenzo passò quindi a suo fratello Giovanni Battista che vi rimase come feudatario e barone a partire dal 1503, anno della morte del padre Troilo, fino al 1528, quando subì la confisca dei propri feudi avendo parteggiato per i francesi durante l’assedio di Napoli.



    L’esatta cronologia dei passaggi di proprietà dei feudi di San Lorenzo, Amendolea, Penditattilo e Montebello, così come alcuni dettagli della parte più antica dell’albero genealogico di questa famiglia, sono oggetto di studi di discussioni sin dalla fine dell’Ottocento.
    Consideriamo perciò di seguito, come fonti più dettagliate ed attendibili, i già citati fascicoli 2, 3 e 4 dell’Archivio Storico Campano (di seguito ASC f2 e ASC f34), l’opera di Filiberto Campanile “Dell’armi ovvero insegne dei nobili” (CAMP) ed il volume di Mario Pellicano Castagna “La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria” (CAST) nei quali possiamo trovare tutti i riferimenti relativi alla seguente cronologia:

    DAL 1495 AL 1531

    1495 - Bernardino Abenavoli, figlio di Nardo Antonio Abenavoli e di Gilemma del Franco, ottiene da Re Alfonso II d’Aragona i feudi di Amendolea e di San Lorenzo (CAMP, pag. 194, ASC f2, pag. 149 e 150).
    1497 - Bernardino muore senza prole lasciando erede universale suo fratello Troilo. Il feudo di Amendolea passa quindi a Troilo (ASC f2, pag. 151) mentre San Lorenzo torna alla regia corte (ASC f2, pag. 152).
    1499 - Troilo rivendica nuovamente anche San Lorenzo e pone suo figlio Ludovico come castellano in sua vece (ASC f2, pag. 157).
    1503 - Troilo muore. San Lorenzo ed Amendolea passano a suo figlio Giovanni Battista. Alcune fonti riferiscono che i due feudi passano invece a suo fratello Ludovico, ma sono comunque concordi nell'affermare che entro il 1508 fossero in possesso di Giovanni Battista (ASC f34 pag. 141).
    1507 - Ludovico ottiene i feudi di Pentidattilo e Montebello e San Lucido (ASC f2, pag. 173). Per quanto riguarda il feudo di Pentidattilo vi è il dubbio che Ludovico non abbia in realtà ottenuto l’intero territorio feudale, che già apparteneva ai Francoperta, ma una sola porzione della detta terra (ASC f34 pag. 148).
    1528 - Giovanni Battista subisce la confisca dei feudi di San Lorenzo ed Amendolea (ASC f2, pag. 163 e seguenti). Analogamente Ludovico perde Montebello e Pentidattilo.
    1531 - Il feudo di Montebello risulta essere nuovamente in possesso di Ludovico (ASC f34 pag. 128) che nello stesso anno lo vende a Don Paolo Ruffo Conte di Sinopoli (ASC f34 pag. 153).
    Il feudo di San Lorenzo è di nuovo di Giovanni Battista, o meglio di sua moglie Lucrezia Caracciolo la quale vantava diritti dotali su di esso (ASC f34 pag. 128, ASC f2, pag. 169). I feudi di Amendolea e Pentidattilo invece non torneranno più agli Abenavoli.

    RAMO DI SAN LORENZO (DAL 1531 AL 1608)

    ante 1551 - Lucrezia Caracciolo, moglie di Giovanni Battista Abenavoli, dona al figlio primogenito Luigi il feudo di San Lorenzo in occasione delle nozze con Lucrezia Marchese (ASC f2, pag. 171 e pag. 213).
    [???] - Luigi muore ed il feudo di San Lorenzo passa al figlio Giovanni Battista, marito di Maria Caracciolo (ASC f34 pag. 128).
    [???] - Giovanni Battista muore ed il feudo di San Lorenzo passa al figlio minorenne Luigi, cui tutrice è la madre Maria Caracciolo (ASC f34 pag. 128).
    1608 - San Lorenzo viene venduto a Carlo Ruffo.

    RAMO DI MONTEBELLO (DAL 1587 AL 1694)

    1587 - L'abate Giovanni Vincenzo Abenavoli, figlio ultimogenito di Giovanni Battista e di Lucrezia Caracciolo, riacquista il feudo di Montebello (CAST, pag. 229) ed il titolo di Barone di Montebello.
    1594 - Cola Maria (figlio del fu Giovanni Andrea, fratello dell'abate Giovanni Vincenzo) eredita il feudo di Montebello dallo zio ed il titolo di Barone. Cfr. testamento del Barone di Montebello Vincenzo Abenavoli, rogato in data 22 settembre 1594 dal Notaio Nicola Comi di Reggio.
    ante 1612 - Alla morte di Cola Maria, il feudo di Montebello ed il titolo di Barone passa al figlio Giovanni Gregorio.
    1618 - Giovanni Gregorio muore senza eredi lasciando il feudo di Montebello al fratello Bernardino (cfr. atto di morte, Parrocchia Dittereale di Montebello, 25 settembre 1618).
    1649 - Bernardino muore e lascia Montebello al figlio Nicola Maria (cfr. atto di morte, Parrocchia Dittereale di Montebello, 21 marzo 1649).
    luglio 1658 - Nicola Maria viene ucciso (cfr. atto di morte, Parrocchia Arcipretale di Montebello, 8 luglio 1658). Il Feudo di Montebello passa quindi a suo fratello Nunzio Mattia, non è chiaro se solo come reggente o come successivo barone.
    ottobre 1658 - Anche Nunzio Mattia viene ucciso. Montebello va a suo figlio (di tre anni) Bernardino. Tutrice è la madre Donna Antonia Guerrera.
    1686 - Bernardino compie la strage degli Alberti. Montebello passa quindi a sua zia Maria Abenavoli, moglie di Alessandro Nicoletta.
    1694 - Maria Abenavoli vende il feudo di Montebello a Nicola Lavagna (ASC f2, pag. 228).



    Nelle memorie di San Lorenzo il cavalier Ludovico Abenavoli, figlio di Troilo e di Caterina Caracciolo, è soprattutto ricordato come uno dei tredici campioni italiani della disfida di Barletta, evento per il quale esiste ed è facilmente reperibile una vasta bibliografia.
    L’anno esatto della sua nascita non è noto, né i tanti studi pubblicati nel corso degli ultimi 150 anni sono concordi nell’indicarne il luogo a Capua piuttosto che a Teano.
    Cesare Caracciolo lo menziona definendolo “cavalier di sommo pregio", il quale fu anche uno dei tredici combattenti nel duello col francesi, che gloriosamente portandosi, meritò un donativo di terre”. Sul finire dei suoi giorni, si dice, ebbe l’onore di baciare la mano dell’imperatore Carlo V, di passaggio a Capua. Nei primi anni del XVI secolo Ludovico sposò Maddalena Del Tufo dalla quale ebbe quattro figlie femmine, Lucrezia, Luisa, Camilla e Beatrice, e nessun erede maschio. Morì nel 1535 all’età di circa 69 anni nel suo feudo di Teano, lasciando tuttavia a San Lorenzo la storia, ormai divenuta leggenda, dell’origine del grande olmo simbolo del paese.
    E’ però da suo fratello Giovanni Battista che discendono gli Abenavoli di San Lorenzo e quelli di Montebello.
    Giovanni Battista Abenavoli, figlio di Troilo e di Caterina Caracciolo, nacque verso il 1465. Sposò in prime nozze Lucrezia Del Tufo (sorella di Maddalena del Tufo, moglie di suo fratello Ludovico) e, rimasto vedovo, non avendo ancora avuto discendenza, si risposò molto più tardi, nel 1520, con Lucrezia Caracciolo.
    Da quest’ultima, a Napoli, nacquero invece ben otto figli: Luigi, Francesco, Cola Maria, Giovanni Andrea, Giovanni Giacomo, Giovanni Vincenzo e Cornelia.
    La storia racconta che nel 1528, quando i francesi accerchiarono la città di Napoli nel tentativo di attaccare i possedimenti spagnoli in Italia, i baroni Abenavoli si schierarono dalla parte dell’invasore. Sia Ludovico che Giovanni Battista Abenavoli pagarono così il prezzo del loro tradimento con la confisca dei feudi di famiglia.
    Entro il 1531 il feudo di San Lorenzo ritornò però alla famiglia Abenavoli per poi passare, dopo la morte di Giovanni Battista, prima a suo figlio Luigi e poi al figlio di questi, Giovanni Battista. Morto quest’ultimo, il feudo di San Lorenzo fu infine venduto nel 1608 a Carlo Ruffo.
    Leggiamo infatti: “Lucrezia Caracciolo (moglie di Giovanni Battista Abenavoli) aveva salvato al marito ed ai figliuoli la terra di San Lorenzo per avervi a tempo cautelato sopra le sue doti. Le cui rendite assegna poi al primogenito Luigi, a contemplazione del matrimonio con la Lucrezia Marchese, questi premortole, ne passano successivamente le ragioni al nipote ex filio Giovanni Battista ed al pronipote Luigi; quegli appunto che tuttora minorenne vedesi rappresentato dalla madre Maria Caracciolo, quando, morta la suocera, la detta terra di San Lorenzo vien venduta all’asta pubblica ad istanza dei creditori”.
    I feudi di Amendolea e di Pentidattilo non tornarono più agli Abenavoli mentre quello di Montebello verrà riacquistato nel 1587 da Giovanni Vincenzo, figlio ultimogenito di Giovanni Battista Abenavoli.
    Ancora a proposito dei figli e nipoti di Giovanni Battista troviamo informazioni su Cornelia che sposò Giovanni Antonio Capece, figlio di Giovanni Capece Latro e di Cassandra Pignatelli, da cui ebbe una figlia di nome Isabella.
    Dall’unione naturale (fuori dal matrimonio) tra Francesco Abenavoli, frate e cavaliere gerosolimitano dell’ordine di Malta, e la laurentina Lorenza Sarullo verso il 1565 nacque invece un figlio di nome Tommaso Pietro, più volte citato negli atti parrocchiali di San Lorenzo con il solo nome Pietro.
    Nello stesso anno dall’unione naturale tra Nicola Maria Abenavoli e la laurentina Cassandra Romeo nacque un figlio maschio di nome Ettore, morto a San Lorenzo nel 1627.
    Dall’unione naturale tra l’abate Giovanni Vincenzo Abenavoli e la laurentina Lucrezia Ficara, verso il 1577, nacque un figlio maschio di nome Giovanni Giacomo. L’abate Giovanni Vincenzo Abenavoli, inoltre, cambiò le sorti della famiglia riacquistando il feudo di Montebello.
    Dall’unione naturale tra Giovanni Andrea Abenavoli e la laurentina Troiana Curtagamba nacquero infine tre figli: Pietro Antonio, Annibale e Troilo, tutti e tre residenti a San Lorenzo. Solo in seguito il padre Giovanni Andrea sposò Potenziana Ramirez, avendo da essa altri due figli, Lurezia e Cola Maria. Da quest’ultimo (che, essendo già morto suo padre, ebbe nel 1594 in eredità dallo zio il feudo di Montebello) ebbe origine il ceppo degli Abenavoli di Montebello da cui discenderà il famoso e terribile Bernardino, autore della strage degli Alberti.
    Il ceppo degli Abenavoli di San Lorenzo discende invece interamente da suo fratello Pietro Antonio Abenavoli, figlio di Giovanni Andrea e di Troiana Curtagamba. E’ a questo punto che ha inizio il collegamento tra i documenti storici ed i registri parrocchiali di San Lorenzo.
    Nel già citato “Archivio Storico Campano di Storia e Letteratura Patria” (anno I, fascicoli 3° e 4°, pag. 130 e seguenti) leggiamo ancora:

    E’ dopo la morte dei due figliuoli di Troilo (Giovanni Battista e Ludovico, tra 1535 e 1545), che la famiglia si dissolve, e Teano cessa di essere il principale stabilimento degli Abenavoli. Vi restano monache le due prime figliuole di Ludovico, vi resta la casa, abitata ancora per qualche lustro (1551-1503) da' figliuoli di Ludovico e specialmente da Giovan Giacomo e Francesco, che hanno tuttora interessi in Francolise e coll'Università di Sessa, avanzi del fendo antichissimo di famiglia, cui era rimasto infisso il predicato degli Abenavoli, e della bagliva. A Napoli vivono Cola Maria, nato nell'anno stesso della guerra del Lotrecco, Francesco e Gio. Vincenzo — anch' essi nati in detta città un dieci anni dopo (1537-38) — e che sono al pari del genitore Giambattista iscritti al Seggio di Capuana, abitando uniti “sotto Santo Stefano verso la strada della Vicaria in casa, la cui proprietà dividevano con D. Carlo Caracciolo (loro zio) ed alternavano la loro dimora tra Napoli e S. Lorenzo”. Gio. Vincenzo “che era abate con li primi ordini” possedeva in Capua il beneficio di S. M. delli Franchi. Tutti tre ebbero figliuoli naturali procreati nella terra di S. Lorenzo, che ottennero legittimazione e reintegrazione agli onori e privilegi della cittadinanza napoletana tra il 1592 ed il 1593. A costoro vuolsi aggiungere un quarto fratello, a nome Giovan Andrea detto parimenti de Civitate Neapolis, il quale assieme al Gian Vincenzo possiede beni in Capua verso il 1588. Il Colamaria sin dal 1580, pur da Napoli, litiga con gli Eletti di Capua pel godimento del famoso privilegio del freno del cavallo reale; imperocché al pari dei fratelli e del genitore ha aggiunto al proprio il cognome Del Franco, in adempimento della condizione imposta da Francesca della Valle al nipote Francesco loro prozio. Parecchi anni prima del 1585 questo Colamaria muore in Messina. Un altro Cola Maria figlio del Gio. Andrea (quegli ch'ebbe interessi comuni col fratello Gio. Vincenzo, possedendo D. 120 di rendita sul feudo di Montebello ricomprato da quest'ultimo - come si è detto -) e di Potenziana Ramires eredita dallo zio Gio: Vincenzo quest'ambito feudo, ed in lui rivive quella nuova linea de' Baroni di Montebello, che. menerà, come pur si è accennato, alla distruzione della famiglia. Di questo Giovan Andrea furono figli naturali Troilo, Pietro Antonio ed Annibale, i quali, nati tutti in San Lorenzo al pari dei loro cugini Ettore, Pietro e Gio. Giacomo, riuscirono per i primi ad ottenere nel 1586 legittimazione e reintegrazione alla cittadinanza nobile napoletana. Dal 1600 al 1702 la famiglia dei Baroni di Montebello, vi dimora alternativamente, ponendo residenza nella dominante Reggio di Calabria, ma dopo due sole generazioni si estingue, poiché dal 2° Cola Maria, morto prima del 1612, nacquero Giovan Gregorio 3° Barone di Montebello defunto senza figliuoli nel 1648 [in realtà è 1618, n.d.R.] e Bernardino (2° di tal nome) succeduto al fratello primogenito il quale fu per un trentennio 4° Barone di Montebello. A quest'ultimo successe il 3° Cola Maria (5° Barone di Montebello) morto nell'ottobre 1659. Da lui ereditò la baronia quel Berardino, (3° di tal nome , 6° ed ultimo Barone di Montebello) che il cav. lannelli dice fosse figliuolo del precedente, ma che invece ne è nipote, qual figliuolo del premorto Nunzio Maria; è colui che nella notte del 16 aprile 1686 assaltò il Castello di Pentidattilo, vi fece scempio della famiglia Aliberti; poi fuggiasco e fuorbandito, ricorda la cronaca che morì in combattimento su nave veneziana nel 1697 (ma effettivamente nel 1690). La zia di lui, Maria, ultima figliuola dell'avo Berardino 2°, maritata ad Alessandro Nicoletta, ereditava la baronia e pur avendo due figli, Antonio Maria e Nicola Maria, vendeva il feudo a Nicola Lavagna, rinunziando più tardi al patto di ricompra, e lasciava, morendo nel 1699, i detti due figliuoli , di cui non si ha menzione nei cedolari oltre il 1702. Con questi due Nicoletta-Abenavolo del Franco, nati dall'ultima legittima discendente del teanese Nardo Antonio dotto Monaco, avvizzisce l’albero di questa illustre famiglia.

    Si trascrivono interamente, di seguito, gli interrogatori tratti dai “Processi antichi della Sommaria, Vol. 717, N° 7752” pubblicati nel 1889 in “Archivio Storico Campano”, anno I, fascicolo secondo, indispensabile fonte per la ricostruzione dei rapporti di parentela sopradescritti:

    fol. 4. Die mensis Maij 1585 Neapoli. Magnificus Triburzus duran hispanus et neapoli commorans a teneris annis et proprie in contrada delo vico de li majorani etatis sue annorum sexaginta circiter ut dixit, vive de sue intrate, testis juratus et mediante suo juramento interogatus et examinatus super infrascriptis intsrrogatoriis dixit.
    Si esso testimonio conosce lo Jo: Battista Abenavole del Franco SENIORE dove et quanto tempo have, dixit: che esso testimonio non lo ha conosciuto altramente atteso è morto per quanto have inteso, beninvero have inteso per pubblica voce et fama tanto in la terra de S. Lorenzo de la provincia de calabria ultra, come in Reggio et in questa città de Napoli, qualmente era gentilhomo napoletano di Seggio di Capuana.
    Et essendoli detto si sape che habia avuto moglie, dixit: per quanto similmente have intiso dire, sape che havea per moglie la S.a Lucretia Caracciola similmente gentildonna di detto seggio di Capuana.
    Et si sape detto teste che detti S.ri quondam Gio: Battista et Lucretia coniugi habiano lasciato figli, dixit:
    S.or sì et che per quando similmente have inteso sape molto bene et conosce li signori Abb. Gio: Vincenzo il quale non have altro eccetto che li primi ordini, fra Francesco cavaliere de la sacra religione et isula di Malta, et Colamaria Abenavole del Franco, li quali per quando have inteso come have detto, sono stati figli legitimi et naturali di detto quondam S.or Gio: Battista et S.ra Lucretia et per tali esso testimonio li ha visti trattare et repotare da gentilhomini napoletani et per tali esso li tratta et reputa et che de questa ne e publica voce et fama
    Et dum ei diceretur: si sape che siano nati in questa città di Napoli, dixit: che questo se ne rimette alla verità.
    Interr: si esso testimonio sape che detti signori abb. Gio: Vincenzo, Fra Francesco e Colamaria Abenavole del Franco siano al presente vivi, dixit: che per gratia de nostro Signore Dio sono al presente vivi Vd. Abb. Jo: Vincenzo, et Fra Francesco, il quale è cavaliere come have detto, ma in quanto a Colamaria è morto in Messina che ha molti anni et questa è la verità.
    Item si esso testimone sape che lo abb. Gio: Vincenzo habia procreato figli con chi et dove, dixit: che esso testimonio have inteso dire publicamente in ditta terra di S. Laurenzo et fora di essa et precise da esso Abb. Gio: Vincenzo che have un suo figlio naturale, il quale può essere de anni sette in circa, ma con chi lo habia fatto et come se dimanda, esso testimonio ha inteso che è de detta terra ma non sape lo nome e lo cognome, benvero ha inteso dire che il figliuolo si chiama Gio: Jacovo.
    Item si esso testimonio sape che detto Francesco habia similmente fatto figli con chi et dove, dixit: che similmente esso testimonio have inteso dire tanto in dicta terra, come fuor d'essa qualmente have un figlio nomine Pietro, il quale de quanto tempo può essere esso testimonio non lo sape, ne tampoco conosce nè sape la donna che lo ha fatto.
    Item se lo S.or Colamaria fratello de ditti abb. Gio: Vincenzo et de Fra Francesco habbia fatto alcun figliuolo con chi et dove, dixit: che esso testimonio sape questo per dato qualmente detto quondam Cola Maria ha lasciato un suo figliuolo naturale nominato Hettore in dicta terra de S. Laurenzo, ma esso testimonio non sape altramente la età che habia ne tampoco con chi lo ha procreato et questa è la verità. Segue la firma come appresso: Tirbucio Duran ho deposto ut supra.»
    fol. 5. Testimonianza di Madama Antonia Bruna, dimorante nel vico S. Arcangelo alle Monache in Napoli di anni 75 circa, in data 15 maggio 1585.
    Afferma lo stesso del precedente testimone, circa i figliuoli di Giambattista Abenavolo e dice che vide nascere COLA MARIA, un 58 anni prima e fu battezzato all'Arcivescovado, FRANCESCO nato circa 48 anni prima, e Gio: VINCENZO nato circa 37 anni prima [n.d.R. Ricordava male: forse 47 anni prima, poiché Gio: Battista era già morto nel 1545], tutti e due battezzati al Duomo.
    fol. 6. Testimonianza di Ciro de Mari circa la conoscenza dei figliuoli di Gio: Battista Abenavolo e Lucrezia Caracciolo.
    fol. 7. Magnificus Trolius de Abenavolo del Franco dice essere nato nella terra di SAN LORENZO in Calabria Ultra, dice che il padre suo fu gentilhomo di questa città di Napoli et al presente ritrovarsi in Napoli per alcuni soi negotii, dice vivere de intrata, etatis annorum triginta quatuor in circa testis juratus citatus, interrogatus et examinatus ecc.
    In primis si esso testimonio ha conosciuto lo Abbate Gio: Vincenzo Abenavolo del Franco, dove et quanto tempo have, dixit: che da che lo sape esso testimonio have conosciuto lo detto Abbate Gio: Vincenzo fratello carnale del S.or Gio: Andrea de Abenavole del franco Fratello carnale di detto Abbate Gio: Vincenzo.
    Item si esso testimonio sape che detto Abbate Gio: Vincenzo sia nato in detta terra di S. Lorenzo, dixit: che per quanto have inteso dal detto Gio: Andrea padre di esso testimone, che detto Abbate Gio: Vincenzo è nato in questa città di Napoli.
    Item si esso testimonio sape che detto Abb. Gio: Vincenzo habbia procreato figli con chi et dove, dixit: che esso testimonio sa questo detto abbate Gio: Vincenzo haverà da anni otto in circa che pratticò carnalmente con una Lueretia Sicara di detta terra di S. Laurenzo et havendo esso teste vistocelo andare in sua casa la vidde prena in detta terra di S. Laurenzo, la quale havendo partorito, fè uno figlio mascolo, che esso testimoniò subito lo andò ad videre dopoi nato et vedde che detto abbate Gio: Vincenzo ne fè gran festa et allegrezza et sape de più che lo mandò a battezzare in una ecclesia di detta terra di S. Laurenzo detta Santa Maria de Ceramo, dove li fo posto nome Gio: Jacopo et dopoi esso testimonio lo vedde crescere et allevare in potere de detto abbate Gio: Vincenzo per suo figlio naturale et dum ei diceretur si sape che n'è al presente di detto Gio: Jacopo, dixit: ch' è vivo et stia in detta terra de S. Laurenzo.
    Item si esso testimone sape che detto Abbate Gio: Vincenzo habbia più fratelli, dixit: che have per suoi fratelli tanto detti S.or Gio Andrea padre di esso testimone, quanto Fra Francesco che al presente è cavaliere di malta, come ancora lo quondam Cola Maria et Loise similmente morto.
    Item se detto Fra Francesco al presente Cavaliere di Malta come have detto di sopra habbia procreato figli dove, quanto tempo have et con chi, dixit: che esso testimonio sa de questo per quanto have inteso dire da suo padre et precise da detto Fra Francesco che lo magnifico Pietro Abbenavole del franco al presente vivo, il quale è stato et sta in detta terra di S. Laurenzo si è figlio naturale di detto Fra Francesco et per quanto have inteso dire dice che lo abbia fatto con Laurentia Sarullo, il quale Pietro può essere homo a giudizio di esso testimonio de età, di anni 29 in circa et tanto da detto Fra Francesco suo padre, che dalli zii lo ha visto trattare, et che de tutto dice essere publica voce et fama in dieta terra.
    Item si esso testimonio sape che detto quondam COLA MARIA Abenavole del Franco fratello carnale del padre di esso testimonio, come have deposto de supra habbia lasciato figli, dixit: che similmente have inteso dire esso testimonio tanto da detto suo padre, quanto da soi zii et precise da detto quondam Colamaria qualmente HECTOR DE ABENAVOLE DEL FRANCO al presente vivo è nato in detta terra di S. Lorenzo da detto quondam Colamaria et Cassandra Romeo, il quale magnifico Colamaria ad tempo visse, esso testimonio vidde che teneva detto Ettore per suo figlio naturale et cossì lo ha visto tenere et reputare come cossì lo ha visto trattare dalli fratelli del detto quondam Colamaria et zii d'esso Ettore, doppoi la morte soia, il quale Ettore a giudizio de esso testimonio può essere da 17 in 18 anni, et essendoli detto se al presente è vivo, dixit: che per grazia del nostro Signore Dio è vivo et habita in ditta terra di S. Laurenzo.
    Et obstensa ipsi testi petitione et per eum lecta et bene audita, dixit ut supra dixit et deposuit de certa scientia. ecc.
    Segue la firma come appresso: «Io Troilo da Benavele del Fraco ho deposto ut supra»
    fol. 8 Gio: Pietro Rodonò nativo di S. Lorenzo e dimorante occasionalmente in Napoli in casa di Gio: Vincenzo Abenavolo, al Vico dei Maiorani, testifica uniformemente agli altri circa la nascita dei figli naturali dei tre fratelli d'Abenavolo.
    Aggiunge solamente che Lucrzica Ficara era sua cugina.
    fol. 10. D. Carlo Caracciolo, domiciliato in Napoli verso S. Sofia, di anni 58, afferma innanzi tutto di conoscere i tre tratelli Vincenzo, Fra Francesco e Colamaria Abenavole del Franco, quando vivevano uniti in Napoli, dimoranti nella strada sotto S. Stefano, verso la strada dela Vicaria alle case quale erano in quel tempo tanto di esso testimonio quanto del quondam S.or Jo: Baptista de Abenavole, padre di detti fratelli. Dice che gli altri fratelli erano Gio: Andrea e Luigi.
    Afferma essere costoro nati in Napoli e che alternassero la loro dimora tra questa città e la loro terra di S. Laurenzo in Calabria Ultra.
    fol. 11. Fede del parroco di S. Maria di Ceramio della terra di S. Lorenzo del di 8 giugno 1585, in cui si attesta che da circa nove anni Gio: Giacomo nacque dall'abate Gio: Vincenzo e da Lucrezia Ficara.
    fol. 12. Fede dello stesso Parroco, del medesimo giorno, in cui attesta la nascita da circa venti anni di Tommaso Pietro di Abenavole, figlio di Fra Francesco.
    fol. 13. Fede dello stesso Parroco e sotto la medesima data, in cui attesta che Ettore d'Abenavolo fosse nato da circa diciannove anni dal quondam Colamaria
    fol. 14. Mandato a comparire innanzi la R. Camera, in data 26 maggio 1585, contro Gio: Giacomo, Pietro ed Ettore d'Abenavolo.
    fol. 15. Simile in data del 20 giugno 1585.
    fol. 17. Die XI 7bris 1585.
    In causa civilitatis neapolitane in R. Camera vertente inter magnificos Abbatem Joannem Vincentium, fratrem Franciscum ordinis hierosolomitani et quondam Nicolaum Mariam Abenavole del franco fratres, nec non Jo: Jacopum filium naturalem supradicti abbatis Jo: Vincentii, Petrum filium naturalem supradicti fratris francisci et Hectorem similiter filium nataralem quondam magnifici Nicolai Marie ex una Regium Fiscum et magnificum hieronimum Camperam regium arrendatorem regio dohane et majoris fondaci hujus fidelissime eivitatis Neapolis ex altera De et super petitione civilitatis neapolitane qua gaudere pretendunt supradicti magnifici abbas Jo: Vincentius , Frater Franciscus et quondam Nicolaus Maria ut originarii supradicte civitatis Neapolis et supradicti Jo: Jacobus, Petrus et Hector filii naturales tantum supradict.rum fratrum ut originarii prout in actisVisis actis per excellentem militem dominum Johannem Dominicum Brancaleonem regie camere summarie presidentem et cause predicte commissarium de quibus factaque eumdem relatione Illustri domino locumtenenti et aliis excellen tibus dominis presidentibus ipsius fuit per Cameram regiam consensu provisum et decretum pront presenti decreto decernitur et declaratur supradictos magniflcos abbatem Johannem Vincentium, fratrem Franciscum ordinis hierosolomitani Abenavole del franco fratres fuisse et esse ortos in hac predicta fideliscima civitate Neapolis et tanquam ortos in ea posse et debere gaudere ac nti frai omnibus immunitatibus, franchitiis, exemptionibus et privilegiis, quibus gavisi fuerunt et gandent ceteri alii cives orti in predicta civitate neapolis tam in majori fondaco et dohana ipsius, quam in toto presenti regno. Salva deliberatione per dictam regiam cameram facienda respectu supradictorum magnificorum Jo: Jacobi et petri filiorum naturalium, tam supradictorum magnificorum abbatis Johonnis Vincentii et fratris Francisci ac etiam, respectu hectoris similiter filii naturalis, tantum quondam magnifici Nicolaj Marie Abenavolo del franco fratris supradictorum abbatis Jo: Vincentii et fratris Francisci, qui magnificus quondam Nicolaus Maria fuit ortus in civitate predicta Neapolis et in eorum favorem debitum expedire privilegium in forma hoc suum etc: Jo: Dominicus Brancaleo.
    fol. 18. A 17 febbraio 1592. Pietro d'Abenavolo supplica la R. Camera di riconoscergli il privilegio di legittimazione a lui accordato ed ammetterlo a godere di tutte le immunità e prerogative dei cittadini napoletani. fol. 19. Philippus Dei gratia etc. Don Joannes de Zunica e.. Universis etc. Sequentes studium vetuste prudentie conditione cristiane cupimus adiuvare nature ut ingenuitatis jus in re publica pollent et natalium inlegitimorum status inferior precipue reparatione et beneficio adiutus exurgat. Hinc est quod cum Reverendus frater Franciscus de Abenavole de Neapoli ordinis sancti Joannis hierosolomitani nobis exposuisset quemadmodum ipso esistens solutus procreavit ex quondam muliere soluta nomine Laurentict Sarrullo de terra Sancii Laurenzi provincie calabrie ultra Petram de Abenavole et affettane quod dictus ejus filius legitimetur auctoritate regia ad omnes et quoscumque legitimos actos , honores , dignitates , preheminentias, prerogativas, jurisdictiones gratias ac iura qual et que eidem, illicita procreati abstnlerat; supplicatum propterea nobis humiliter extitit pro parte dieti fratris francisci ut circa reparationem status ipsins Petri ejus fllij auctoritate regia legibus absoluta et nobis actributa benigne providere ac culpam quam in hoc contraxere parentes abolere ipsumque legitimare ac omnes honores ac acta per dictos legitimos tantum et non aliter nec alio modo admictere et restituere dignaremus. Nos autem hujusmodi supplioationibus benigne favorabili.r annuentes, animadvertentes quod ad nature primordia que quando solum sanciebat inter homines an.quam seripte pervenirent leges naturales et legitimos non diatinsit et quod origo naturalis non ejus qui nascitur , sed gignentis est vitium et quod augeri rempublicam expedit et multis legitimis honoribus frequentar, eumdem Petrum ex nostra certa scientia predicte Majestatis nomine auctoritate regia nobis actributa per beneficium piene restitncionis in integrum Tenore presentium , reintegra mus, restituimus et legitimamus ac omnino habilem et idonenm reddimus et restituimus ad omnes et quoscnmque legitimos actos, honores, dignitates, preheminentias, prerogativas, jurisdictiones , gratias et jura quas et que eidem illicita procreatio abstulerat, habilis eillciatur atque capax, nostri hujusmodi privilegii, authoritate note macula illicite prolis penitus quiescente, atque sopita, legibus, eonstitutionibus, juribus, tam comunibus quam mnnicipaiibns, capitulis et observantiis quibuscumque contractis et aliis facientibus tam si de eis vel ipse aliquod esset hic facienda spetialis et espressa mentio non obstantibus quomodo et signanter quibus modis naturales efliciuntur legitimi et 1. licet etc. de naturalibus liberis et 1. qui oontra authentica ex complexu, C. de incestis nuptiis et si qua sunt similia quibus espresse de dieta certa nostra scientia predicte majestatis nomine, auctoritate pre. dieta nobis attributa derogamus et derogatum esse volumus et iobemus non obstantibns quibuseumque legibus, juribns, nsibus consuetudinibus observantiis, et statutis que predictis quomod olibet obstare possent, supplentes nihilominus et pro suppletis haberi volumus et decernentes omnes et quascumque sollemnitates, clausulas ac defectns in presenti privilegio forte ommissas et intalibus observari solitas et de jure necessarias seu requisitas sub quibusvis verborum expressionibus sive formis ita quidem quo presenti privilegio legitimationis et naturalium restitutionis, habilitationis et grafie eidem concessis et in eo concessis, ezpressis et declaratis e.. Mandamus propterea Illustribus, spectabilibus ac magnificis Magno hujus regni Camerario, prothonotario, magistro justitiario, eorumque locumtenentibus, presidentibus et rationalibus Regie Camere Sommarie et aliis in Regio Consilio, ut flrmiter et inviolabiliter ob servent et observari faciant (per quantum decet) .funta presentium seriem et tenorem omni dubio et difficultate cessantibue et contrarium non faciant per quantum gratiam predio. Majestatis charam habeant ac penam ducatorum mille cupiunt evitare In quorum fldem hoc presens privilegium fieri fecimus magno prediete majestatis sigillo pendenti munitum. Datum Neapoli in regio Palatio prope castrum novum die XVI mensis decembris Millesimo quingentesimo nonagesimo primo. El Conde de Miranda.
    fol. 22. Sentenza del dì 11 marzo 1586 con cui vengono ammessi agli onori della cittadinanza napoletana Pietro Antonio Troilo ed Annibale Abenavole del Franco, figli naturali di Gio: Andrea Abenavolo del Franco.
    fol. 23. Sentenza del 9 marzo 1592 con coi similmente si ammette a godere la cittadinanza napoletana Pietro d' Abenavolo del Franco, figlio naturale, anzi legittimato, di Fra Francesco, Cavaliere Gerosolomitano.
    fol. 25. Domanda di Ettore d'Abenavolo del Franco in data, 16 novembre 1592 , perchè in virtù del suo privilegio di legitimazioue sia ammesso fra i cittadini napoletani a godere le immunità e franchigie a questi spettanti.
    fol. 26. Privilegio dato in Napoli a 3 ottobre 1592 dal Vicerè Conte di Miranda con cui si legittima Ettore d' Abenavolo del Franco, figlio del quondam Colamaria e della nobile Cassandra Romeo di Montebello non colata.
    fol. 30. Intima dell'istanza di Ettore d'Abenavolo in data 17 novembre 1592.
    fol. 31. Sentenza della Regia Camera in data 18 novembre 1592, con cui si ammette a godere la civiltà napoletana Ettore d'Abenavolo, figlio di Colamaria, legittimato nell'anno 1592.


    Pietro Antonio appare citato più volte come testimone nei registri dei matrimoni dell‘Arcipretale di San Lorenzo: la prima il 16 settembre 1595 e l‘ultima il 10 febbraio 1625.
    Sua sorella Cornelia viene citata invece come madrina nel libro battezzati della Parrocchia Dittereale di San Lorenzo il 25 settembre 1606; sposò Marcello Trapani, con cui ebbe quattro figli: Giulio Cesare, Potenziana, Vincenza e Felicia. Da Giulio Cesare discendono i nobili Trapani di San Lorenzo.
    Pietro Antonio sposò Urania Castelli (detta altrimenti Catalano o Quatrina nei registri parrocchiali) e con lei ebbe tredici figli: Margherita, Giovanni Andrea, Giovanni Lorenzo, Potenziana, Lucrezia, Francesco, Antonia, Pauluccia, Luigi Santo (nato 16 ottobre 1607), Antonia, Giovanni Jacopo (nato 15 ottobre 1610), Santoro Leandro (nato 1° novembre 1611) e Cornelia (nata 20 luglio 1614).
    La prima figlia, Margherita, sposò il 1° febbraio 1621 suo cugino Giulio Cesare Trapani, figlio di Marcello e di Cornelia Abenavoli (sorella di Pietro Antonio), con menzione sull‘atto che i due sposi erano "parentes sanguinitatis in tertio grado cui dispensation. Summi Pontificis et Decretu Ordinarii Rheginensis".
    Degli altri fratelli, solo due ceppi sono degni di nota: l‘uno trae origine da Giovanni Andrea e l‘altro da Santoro Leandro.
    Giovanni Andrea, sposò Aurelia Cornelia Quattrone ed ebbe quattro figli: Caterina, Lucrezia, Giovanni Lorenzo (morto all‘età di tre anni) e Gabriele. Gabriele si sposò con Maria Bruno e con lei ebbe otto figli tra cui uno solo trasmise il cognome: Antonio che si sposò con Francesca Bruno e che ebbe sette figli tra cui uno solo maschio con discendenza di nome Giuseppe. Giuseppe si sposò con Giovanna Colombo e con lei ebbe due figlie. Il cognome si spegne su questo ramo intorno alla metà del settecento.
    Santoro Leandro, sposò Maria Altomonte verso il 1630. Da questa unione nacquero otto figli: Giovanni Giacomo (nato vero il 1639, morto nel 1716), Antonio (1643-1723), Urania (nata verso il 1647, morto nel 1687), Giuseppe (nato nel 1650), Antonio (1650-1708), Lucrezia (1651-1731), Giovanni (1665-1745), Pietro Antonio (nato verso il 1670).
    Giovanni Giacomo sposò Marianna Merigliano dalla quale ebbe dodici figli, tra cui un solo maschio, Antonino, che sposò Margherita Pannuti che gli diede due figlie.
    La differenza di condizioni economiche tra i primi Abenavoli arrivati a San Lorenzo e questo Antonino era tale che nel catasto onciario di San Lorenzo del 1746 (conservato all‘Archivio di Stato di Napoli) leggiamo che questi, di anni 58,
    vive del suo miseramente
    anche se "abita in casa propria" e "ha una serva".
    Pietro Antonio, il fratello di Giovanni Giacomo, si sposò tre volte: la prima volta il 28 ottobre 1687 con Marianna Marrapodi che morì presto senza prole, la seconda con Giovanna Barbaro da cui nacque una figlia Margherita, e la terza il 6 settembre 1703 con Anna Maria
    Scopelliti da cui ebbe nove figli: Giovanna (nata nel 1704), Gianserio Domenico (nato nel 1707), Francesco Antonio (nato nel 1709), Domenico (nato verso il 1708, morto nel 1792), Marianna (nata verso il 1710), Giuseppe Antonio (nato nel 1711), Caterina Antonia (nata nel 1713), Giovanni (morto nel 1717) e Lorenzo (1720-1725).
    Domenico, figlio di Pietro Antonio, viveva invece in ottima condizione, e leggiamo sempre nel catasto onciario del 1746 che all‘età di 38 anni era "civile", che viveva "nobilmente in casa propria" col fratello Giuseppe, con la madre Anna Maria Scopelliti, e con una serva.
    Nel 1746 era ancora celibe. Si sposò verso il 1750 con Anna Tripepi dalla quale nacquero undici figli le cui discendenze sono ancora una volta documentate nei registri parrocchiali di San Lorenzo.
    Nel Catasto Onciario del 1754, è detto "Patrizio della Città di Reggio": viveva con la moglie, con i figli Francesca e Francesco Antonio, e ancora col fratello Giuseppe celibe. Possedeva beni per 223 ducati, cosa che ci da un‘idea della sua ricchezza perché nello stesso tempo Domenico Altomonte, dottore in medicina di ducati ne possiede soli 24, Diego Arcudi massaro 11 e Diego Zumbo solo 7.



    GIACOMO ARCIDIACO e LIONEL MUNARO (2021)